Gli antichi miti della classicità, tramandati soprattutto attraverso le Metamorfosi di Ovidio e le sue traduzioni e attualizzazioni medievali ritornano in alcuni brani appartenenti al repertorio dell’Ars Nova. Ma il mito non torna senza metamorfosi: da manifestazione della verità di un mondo politeistico, si tramuta di volta in volta in favola morale, exemplum che insegna accordandosi con il sistema di vizi e virtù della morale cristiana, oppure in storia d'Amore, archetipo delle pene, della bellezza, dell'impossibilità dell'Amor Cortese. Soprattutto questa seconda traduzione della metamorfosi come effetto della forza d'amore è la novità dei maestri italiani. Nei loro testi il mito perde la sua funzione morale per servire la corte d'amore e si odono cantare l’errore dell'amore di Narciso per sè solo, l’amore di Febo per Dafne, la brama di Atteone e la bellezza inattingibile di Diana, il ratto di Proserpina, l'amore di Arianna per Teseo, Marsia, Filomena, Anfione, Medusa tutti in coro e infine (all'inizio) il canto corruttore della bella Yguana, la maga-sirena simbolo della seduzione metamorfica delle apparenze e dell’incanto ipnotico della musica.
“Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre” scriveva Salustio a proposito della materia mitologica. E infatti, a partire dal '300, la musica occidentale si è sempre nutrita alla fonte del mito. Quando i compositori non hanno attinto alla grande favola sacra cristiana, quando la storia da mettere in musica era “profana”, il ritorno al mito come grande e insuperato repertorio di storie esemplari, di archetipi narrativi in cui tutti si possono sempre riconoscere è stato costante. Un ritorno all'antico che nasce nel Trecento e caratterizza la lunga gestazione e le prime prove del genere più importante del repertorio profano: l'opera.
Per evidenziare, portare a visione il racconto del mito che spesso è solo accennato e dato per noto nelle composizioni trecentesche, abbiamo proposto a Nuria Sala Grau, danzatrice e coreografa esperta in danze narrative (quella indiana per eccellenza), di raccontare con i gesti e con il corpo quello che la musica sottointende. Ne è nata l'idea di un concerto danzato in cui i miti prendono forma davanti a noi, quasi come se la danza fosse il nostro ricordo delle antiche storie a cui la musica fa riferimento.
Metamorfosi Trecento
Trasformazioni del mito nell'Ars Nova
Un Concerto Danzato
"Queste cose non avvennero mai, eppure sono sempre"
Salustio
Sì chome al Canto della bella Iguana - Jacopo da Bologna (f.1340-?1386)
Non più Infelice - Don Paolo da Firenze (c.1355-dopo1436)
Strinçe la Man (strumentale) - Bartolino da Padova (c.1365-1405)
In Nova Fert/Garrit Gallus/Neuma - Philippe de Vitry (f. prima metà del Xiv sec.)
Phyton, le mervilleus Serpent - Guillaume de Machaut (c.1300-1377)
Constantia (strumentale) - Anonimo (codex Faenza 117)
Calextone, qui fut Dame terrouse - Solage (f. fine del XIV sec.)
Je suy navvrés/Gnaff’a le Guagnele - Antonio Zacara da Teramo (1350/60-dopo 1413)
Tre Fontane - Anonimo (codex London add 29987)
Par le grant Senz d'Adriane - Philipoctus de Caserta (f. II metà del XIV sec.)
Qual perseguita dal suo Servo Dafne - Niccolò da Perugia (f. II metà del XIV sec.)
Non al so Amante più Diana piacque - Jacopo da Bologna
Non al so Amante più Diana - strum
Già da Rete d'Amor - Matteo da Perugia (f. I quarto del sec. XV.)
Fenice fu - Jacopo da Bologna
Sì dolce non sonò col Lir’ Orfeo - Francesco Landini da Firenze (c.1325-1397)
la fonte musica:
Francesca Cassinari, Alena Dantcheva (soprano)
Gianluca Ferrarini (tenore)
Efix Puleo (viella da braccio)
Teodoro Baù (viella da gamba)
Federica Bianchi (clavisimbalum)
Michele Pasotti (liuto e direzione)
Nuria Sala Grau (danza e coreografia)